La grave pandemia provocata da un microscopico organismo biologico, chiamato covid-19, che ha messo in crisi il superbo mondo postmoderno, relegando tutti in quarantena e cambiandoci la vita, non fa certo presagire facili riprese di normalità per il dopo emergenza. Si intravvedono, piuttosto,segni di incombenze prossimo future di non poca difficoltà, date le gravi carenze riscontrate nell’affrontare il momento di crisi. Sicchè, all’indomabile “homo sapiens”, passata la tempesta, toccherà con fatica dover far leva sul suo innato patrimonio di risorse da cui trarre l’energia necessaria per riorganizzare radicalmente il suo modo di vivere. Inoltre, questa lunga attraversata del deserto, non ancora ultimata, ci fa prendere atto di alcune verità importanti. Dover riconoscere, per esempio, che la disgrazia che ci è capitata ha messo a nudo, impietosamente, vulnerabilità, fragilità e imprevedibile mortalità dell’essere umano. Che, pure se dotato di tanto sapere tecnologico, scientifico, informatico, e comunicativo, da far sentire orgogliosi e pieni di sé, rimane sempre soggetto a dover conoscere ancora molto di se stesso per potersi migliorare adeguatamente.
Intanto ci tocca sopportare il grave fardello che pesa sulla psiche di tutti, per via del tunnel, cupo e prolungato, che siamo stati costretti ad attraversare tra paure, isolamento e insicurezza, senza esserne ancora usciti. Per cui ci accorgiamo che alla conseguente sequela di paure, paturnie, malesseri e ansietà, si associano anche disagi sociali, economici e politici, facendoci capire che ad ogni male di grave entità che ci piove addosso, segue sempre una lunga coda di postumi spiacevoli.
Sotto questo aspetto ci sembra interessante, e pertinente per professionalità, fare riferimento a certe conseguenze psicologiche che l’essere umano può subire in seguito a situazioni traumatiche. Non solo nel momento in cui le vive, ma anche, e soprattutto, quando queste possono essere considerate superate.
A tal proposito, Infatti, non si può evitare di richiamare una caratteristica della nostra psiche: la capacità di inglobare, e fissare con maggiore intensità nella memoria emotiva, gli eventi più impressionanti da cui siamo stati colpiti. Per cui, quanto più i fatti sono stati traumatizzanti e durevoli, e quanto più intensa è stata la carica emozionale memorizzata, tanto più questi eventi tendono a riecheggiare inconsciamente, ed essere automaticamente rievocati mentalmente. Non solo come immagini del film doloroso di cui si è stati attori, ma anche soltanto come sensazioni corrispondenti, relative al momento sofferto, che possono sembrare di origine anche diversa e inspiegabile.
Oltretutto, tra le dinamiche che si possono verificare nella nostra psiche, ci sono anche quelle per cui una esperienza spiacevole vissuta nel presente, ha la possibilità di riattivarne una analoga del passato anche remoto, magari fino allora rimasta silente, che viene così risvegliata e portata a riaffiorare mediante i suoi effetti disturbanti.
Pertanto è logico dedurre che il “tunnel” angosciante della pesante emergenza sanitaria che si è dovuto attraversare, ci possa ritornare alla mente facilmente; magari non necessariamente sotto forma di immagini, ma anche solo come cupe sensazioni che possono sembrare di origine anche diversa e inspiegabile.
Ora, dato che tra le emozioni che appartengono al patrimonio naturale degli istinti, meccanismi innati fisiologicamente utili alla sopravvivenza, la paura è una delle più radicate e sensibili, si capisce che per situazioni preoccupanti come quelle vissute in questa emergenza da covid-19, questo tipo di emozione possa facilmente manifestarsi in varie forme e con forte intensità. Una condizione che può facilmente dare luogo a vari disturbi, come ansietà, angoscia, crisi di panico, ossessioni e diversi tipi di fobie. Il risultato è che queste emozioni alterate possono invadere massicciamente la mente e condizionarne pesantemente pensieri e comportamenti.
Inoltre, c’è da considerare che il prolungato e rigido lockdown che ha costretto all’isolamento, con proibizione ad uscire di casa, ed esclusione dei rapporti interpersonali, costituisce una condizione innaturale che non può non favorire stati di notevole sofferenza psichica e fisica in grado di produrre anche depressione, rabbia e irritabilità. Infatti è facile prevedere che condizioni protratte di solitudine, immobilità, inattività, impossibilità di contatti col prossimo, coercizione della libertà e conseguenti deprivazioni sensoriali, costituiscono validi motivi in perché possano insorgere seri disturbi psicologici e psicosomatici.
Anastasio Majolino