Cessata la prigionia opprimente del lockdown e il suo odioso isolamento, rimangono ancora diverse limitazioni che impediscono ancora una piena libertà di movimento. Mentre ad essere liberati sono invece i numerosi disturbi psichici che colpiscono tantissime persone. Non solo, ma si prende atto di un rilevante sovrappiù dato da spiacevoli conseguenze di tipo sociale, economico, politico, e psicologico, tanto da far prendere consapevolezza di quanto devastante sia stato il colpo di maglio che si è abbattuto sul superbo uomo post moderno, così da sconvolgerne profondamente la matrice culturale. A parte la ferita inferta al suo orgoglio di homo sapiens informatico, a causa di un impercettibile microorganismo virale privo di vita autonoma, costituito essenzialmente da pura informazione: una irrilevante sequenza genetica (DNA e RNA) di simboli codificati.
Motivo per cui c’è seriamente da temere che a seguito della calamità da Coronavirus, i postumi finiscano con l’essere peggiori della malattia. Innanzitutto per il fatto che non sarà facile riadattarsi alla normalità dopo un così lungo periodo critico, ma soprattutto perché c’è da prevedere che il dilagare di disturbi riguardanti la salute mentale sia grave e prolungato. A partire da Irritabilità, aggressività, tachicardia, difficoltà di concentrazione, ansia, depressione, con possibilità di arrivare a forme di maggiore entità come ipocondria, disturbi ossessivo-compulsivi, attacchi di panico, fino a stati di confusione mentale, derealizzazione e depersonalizzazione. Tutti malesseri da attribuire alla sindrome post-traumatica da stress, generata dal Coronavirus e annesso lockdown.
Ora, ci sembra interessante cercare di inquadrare i vari disturbi psicologici secondo un criterio che evidenzi il nesso tra i tipi di stress accusati e i relativi effetti disturbanti. Una correlazione che concorda con i princìpi della Teoria generale dei sistemi, secondo cui l’essere vivente rappresenta una entità biologica dotata di organizzazione sistemica autoregolata e fondata su scambi di informazione circolari tra essere umano e ambiente, di cui la cibernetica costituisce lo specifico “linguaggio” scientifico esplicativo. Queste scienze, infatti, rappresentano un valido modello interpretativo delle modalità di risposta del sistema-organismo agli effetti dello stress che tendono ad alterarne l’equilibrio, ma forniscono anche uno schema operativo capace di ricostituirne la stabilità, oltre a poter produrre forme emergenti di cambiamento innovative.
Ebbene, in base a questo criterio possiamo distinguere tre tipi di stress in riferimento alle condizioni che si sono verificate nella calamità da Covid-19: il primo, prodotto da carenza di stress, il secondo dovuto a stress in eccesso, e il terzo derivante da sovraccarico di informazione, per di più contraddittoria e allarmante.
Nella prima fascia, pertanto, vanno situati i fattori disturbanti relativi al bene di cui la persona è stata privata (socialità, contatti fisici, manifestazioni affettive, libertà di attività fisica e di spostamento), in cui sono prevalenti: depressione, sfiducia, astenia, tensione psiconervosa, irritabilità, tendenza ad autorelegarsi in casa per paura che permanga il rischio di contagio; inoltre distacco dalla realtà quotidiana, perdita di interessi, manifestazioni psicosomatiche come cefalea, tachicardia, disturbi gastro intestinali, abuso di alcool e altre sostanze.
Mentre nella seconda striscia vanno collocati gli effetti del malessere accusato in modo diretto (sofferenza fisica, ansia, agitazione, paura del contagio, angoscia da quarantena e minaccia per la vita propria e dei propri cari nelle situazioni critiche), in cui prevalgono sindromi ansiose-depressive, ipervigilanza, agitazione, scarsa concentrazione, stato di allarme, incubi, fobie ossessive, ipocondria, disturbi ossessivo-compulsivi, attacchi di panico, confusione mentale; fino al verificarsi, in soggetti predisposti, di vere e proprie psicosi. Al terzo posto, infine, ci sono gli effetti derivanti dalla straordinaria criticità di un contesto epidemiologico caratterizzato da martellante flusso di informazioni allarmanti, in certi casi anche attraverso immagini particolarmente impressionanti, la cui diffusione ha trasformato la pandemia in un terrorizzante fenomeno mediatico. Una condizione destabilizzante da cui scaturiscono principalmente incertezza, insicurezza, ansia, con terrore al pensiero di un’ondata di ritorno del Coronavirus, per le incaute informazioni trasmesse dai media che spesso ne prospettano il pericolo incombente, da cui possono derivare paure assillanti e incubi notturni.
Per quanto riguarda la terapia, gli strumenti idonei a curare adeguatamente questi malesseri, complicati da vari fattori, poggia su due pilastri: la farmacoterapia e la psicoterapia. Mezzi di cura fra loro non alternativi e utilizzabili mediante applicazioni anche combinate a reciproco sostegno. Ma nonostante l’efficacia di psicofarmaci sempre più raffinati ed efficaci, nelle forme psicopatologiche di tipo funzionale persistenti (nevrosi e psicosomatosi), correlate a modelli comportamentali derivanti da fattori traumatici o di apprendimento, acquisiti nel passato remoto così come in quello recente, la psicoterapia costituisce il rimedio fondamentale per la sua capacità di agire sulle risonanze emotive memorizzate.
Infatti, in quanto strumento terapeutico fondato sull’uso specifico dell’informazione che regola lo svolgimento delle funzioni organiche, a loro volta imperniate principalmente su circuiti operativi informazionali, la psicoterapia è il metodo di cura elettivo. Non solo, ma il suo valore terapeutico, negli ultimi decenni, ha acquisito maggiore efficacia per via dell’apporto dato dalla nuova epistemologia cibernetica (il cui sviluppo ha radici anche nelle ricerche e lavori originali di insigni studiosi messinesi come Gaetano Martino, Domenico Pisani e Aldo Nigro), che aderendo con più precisione ai meccanismi fisiologici dell’organismo umano, permette di intervenire più facilmente sulle dinamiche ricorsive di tipo circolare, autoregolate a feedback, da cui dipende il corretto funzionamento psiche-soma. Quindi in grado di correggerne meglio le alterazioni, specialmente nel poter eliminare le influenze dovute ai ricordi disturbanti rimasti impressi nella memoria emotiva.
Anastasio Majolino