È noto che pandemie, catastrofi naturali o altri eventi di crisi rappresentino una minaccia per la salute mentale. Recenti studi di revisione hanno riscontrato l’impatto negativo costante di Covid-19 sulla salute mentale, con il 16-18% dei partecipanti che mostrano sintomi di ansia e depressione. Le prime evidenze indicano che i soggetti più esposti al rischio di sviluppare problemi di salute mentale siano le donne, i giovani che soffrono di disturbi del sonno, chi subiva l’effetto di uno stato di salute già precario o chi ha avuto parenti con Covid-19. Invece, i pazienti con disturbi psichiatrici preesistenti hanno riferito di un peggioramento dei sintomi.
E’ quanto abbiamo verificato anche noi nei soggetti che in questo periodo si sono rivolti al nostro “Centro di psicoterapia Cepter” (www.ceptermessina.it), per le cure del caso. Dalle nostre osservazioni sui sintomi riscontrati, abbiamo appurato che gli effetti disturbanti dovuti alle condizioni di forte stress causa pandemia, come sindromi ansioso-depressive, ipervigilanza, stato di allarme, paure assillanti, hanno un particolare radicamento nella psiche emozionale, in quanto producono una forte impronta nella memoria emotiva. Tendono quindi a rimanere a lungo con i loro effetti disturbanti anche quando le cause che le hanno prodotte sono cessate. Per cui, in questi casi, è necessario utilizzare un trattamento mirato mediante le cosiddette tecniche di “deconnessione emotiva” . Strumenti psicoterapeutici facenti parte dell’ampio e completo bagaglio terapeutico della “psicoterapia integrata”, che, utilizzati in queste forme di sofferenza persistenti, permettono di ottenere risultati efficaci altrimenti difficilmente ottenibili se non impossibili.
Anastasio Majolino